Quasi tutto parte da lì, dai nostri occhi. Cos’altro è una fotografia, se non ciò che ci consente di fermare un istante. Ricordo ancora un episodio accaduto molti anni fa, quando da poco avevo deciso di coltivare la mia passione per la fotografia. Ero in auto e vidi un tramonto che appariva eccezionale e doveva assolutamente essere catturato da una fotografia. Il paesaggio era stupendo con un cielo dalle sfumature rosse e arancioni. Fermo rapidamente l’automobile, prendo la fotocamera, faccio un bel po’ di scatti e poi il sole, al tramonto sempre troppo veloce per un fotografo, si nasconde dietro la collina.
In quel periodo utilizzavo una fotocamera reflex a pellicola e scattavo spesso con pellicole per diapositive per risparmiare un po’ sui costi di stampa. Dopo aver ritirato le diapositive ricordo la delusione provata guardando gli scatti del sole al tramonto. Mi aspettavo di godere dello stesso spettacolo visto di persona ma niente, non c’era la minima traccia di quella bellezza che mi aveva emozionato. La foto era piena dei bei colori del sole al tramonto ma non trasmetteva neanche la minima parte dell’emozione che pervadeva la scena reale. Il sole era lì, bello, al centro della foto, del resto quale altro posto dare al soggetto principale. L’orizzonte divideva la foto perfettamente a metà, come avrebbe potuto fare un rasoio. Esattamente come i miei occhi avevano visto la scena. Beh, in realtà, come io pensavo l’avessero vista.
Cos’è successo allora? Perché quella foto risultava così anonima? Perché non trasmetteva la benché minima emozione?
Un tempo, prima della comparsa dei primi apparecchi fotografici, il compito di catturare l’attimo veniva assolto dalla pittura. Grandi maestri che immortalavano grandi personaggi della storia. Tutto parte da qui.
Anche se il foglietto del supermercato che ci bombarda con offerte a base di megapixel e megazoom non ce lo fa neanche lontanamente intuire, il legame tra fotografia e arte pittorica è fortissimo. In questo articolo affronto un elemento veramente centrale in fotografia: la composizione. Cercheremo cioè di capire come disporre al meglio il soggetto e come decidere cosa inquadrare e cosa non inquadrare per ottenere fotografie di maggiore impatto.
Concentrarsi sulla composizione – Perché?
La composizione deve essere una delle nostre costanti preoccupazioni.
Henri Cartier-Bresson
Come abbiamo appena visto, l’arte della fotografia si presta ad un parallelo con l’arte pittorica: in entrambe non bisogna fidarsi troppo dei nostri occhi ed ancora meno del nostro cervello.
Il libro Disegnare con la parte destra del cervello di Betty Edwards è sicuramente una lettura che consiglio vivamente anche se si tratta di un testo che insegna a disegnare e quindi sembra avere pochi legami con la fotografia. Mentre stavo eseguendo uno degli esercizi proposti dal libro, mi sono imbattuto nello stesso paradosso in cui si è trovato uno degli allievi dell’autrice. L’esercizio era piuttosto semplice: disegnare qualcosa nella stanza in cui ci si trova. Io scelsi un armadio. Continuavo a disegnare quelle semplici linee in un certo modo che era poi quello che pensavo di vedere in quel momento. Ma il disegno risultante sembrava sbagliato, l’armadio non era così come nella realtà. Solo dopo aver guardato in modo oggettivo, senza la rielaborazione operata inconsciamente dal cervello e mediante l’aiuto di una matita mantenuta diritta davanti a me, ho “visto” la realtà: una linea che io disegnavo diretta verso l’alto andava in realtà verso il basso.
In questo credo stia l’essenza della composizione fotografica: imparare a vedere la realtà che ci circonda con occhi nuovi, imparando a previsualizzare la scena così come verrà catturata dalla fotocamera. Quasi mai la scena apparirà nella fotografia così come viene percepita dai nostri occhi. I nostri occhi catturano anche ciò che si trova al di fuori del campo visivo grazie alla visione laterale, effettuano inoltre piccoli e quasi impercettibili spostamenti che ampliano il campo visivo effettivo. Inoltre il cervello aggiunge una notevole componente di rielaborazione e sintesi delle informazioni. Il risultato di tutto ciò è che, di fatto, molte delle elaborazioni svolte senza che ce ne rendiamo conto dal nostro cervello e che ci aiutano a godere appieno dello spettacolo offerto dalla natura, sono di intralcio alla visione fotografica.
Confronta queste due foto. La seconda è solo una versione leggermente diversa della pagina. Stessa scena, stessi colori, stesso motivo creato dalle nuvole in cielo. Eppure è meno bella dell’altra. In essa c’è una tensione non risolta che lascia chi la guarda nell’incertezza.
Bisogna imparare a vedere con occhi nuovi, sviluppando quella che possiamo definire una abilità di previsualizzazione della scena. La conoscenza di alcune semplice regole compositive e lo sviluppo della capacità di osservare consentono di ottenere delle fotografie che sapranno suscitare le stesse, se non maggiori emozioni della scena reale. Così come abbiamo visto nell’articolo sulla profondità di campo, con una fotografia si riesce a mettere in evidenza elementi in un modo che risulta impossibile alla vista umana: ciò origina delle foto di notevole impatto.
Concentrarsi sulla composizione – Come?
Se puoi sognarlo, puoi farlo.
Walt Disney
Possiamo individuare alcune linee guida, prese direttamente dal mondo della composizione nel disegno e nell’arte pittorica, che, unite all’indispensabile sviluppo della propria capacità di “vedere in senso fotografico”, consentono di ottenere da subito fotografie di notevole impatto, in grado di suscitare grandi emozioni.
In sintesi gli elementi cardine da considerare sono i seguenti:
sviluppo della capacità di cogliere rapidamente il senso fotografico di una scena
conoscenza dei punti di interesse di una scena
conoscenza del modo in cui viene “letta” una fotografia
capacità di escludere degli elementi dalla scena
E’ molto importante imparare ad immaginare rapidamente quale porzione di ciò che vediamo potrà essere ripresa dall’obiettivo che abbiamo a disposizione. Le foto migliori spesso sono frutto della velocità: si viene colpiti da ciò che guardiamo, decidiamo che potrebbe portare ad una fotografia interessante, decidiamo la profondità di campo migliore, inquadriamo e scattiamo. Non sempre la rapidità d scatto è necessaria ma è sicuramente utile svilupparla per poterla utilizzare quando necessario. Scattare molto è probabilmente il modo migliore per sviluppare questa sorta di sesto senso fotografico evitando però di scattare a raffica senza riflettere sullo scatto. Spesso cerco di dimenticare che sto scattando con una reflex digitale e mi comporto come se il numero di scatti a disposizione fosse limitato. Riflettere su ciò che si sta fotografando prima di scattare aiuta sicuramente a sviluppare il senso fotografico che stiamo cercando.
I punti di interesse di una foto sono posizionati nei sei punti di intersezione di due linee verticali e due linee orizzontali che dividono la foto in nove parti uguali. Posizionare il soggetto principale o il dettaglio del soggetto che si vuole mettere in evidenza in cor- rispondenza di tali punti, dona equilibrio alla foto. Questo è il grande insegnamento che ricaviamo dall’arte pittorica: quelli indicati sono punti di equilibrio, utilizzarli per posizionare gli oggetti all’interno della scena ritratta fa immediatamente sembrare la foto “giusta”. Si toccano leve ancestrali insite nel più profondo subconscio dell’uomo: utilizzare questa che prosaicamente viene definita “regola dei terzi” è quindi un buon modo per ottenere una composizione equilibrata e piacevole.
Da queste considerazioni deriva l’indicazione che porta a considerare non buona una composizione in cui il soggetto viene messo esattamente al centro della fotografia o l’orizzonte esattamente a metà.
La perfetta simmetria viene interpretata da chi guarda come dubbio non risolto dal fotografo. Le due foto qui mostrate inserite esemplificano questi concetti. Orizzonte e soggetto messo esattamente al centro non aiutano a dare vita alla già fin troppo fredda ambientazione della prima fotografia. La buona composizione amplifica invece le già forti emozioni suscitate dal romantico autunno che caratterizza l’ambientazione della seconda.
La prima lascia a chi la guarda troppi dubbi. Cosa ha attratto il fotografo? Perché l’acqua del lago occupa così tanto spazio? E soprattutto, perché un plumbeo ed insignificante cielo ha meritato altrettanto spazio nella fotografia? Il soggetto è sicuramente l’isolotto ma è veramente così interessante da comunicare emozioni mentre troneggia in quel modo al centro della scena? Probabilmente no.
Una persona occidentale tende a “leggere” una fotografia esattamente come se stesse leggendo un testo scritto: da sinistra a destra e dall’alto in basso. Se non forniamo a chi “legge” la foto guide alternative tenderà a seguire questo percorso. Teniamone conto quando decidiamo dove posizionare il soggetto principale e gli eventuali soggetti secondari. Se vogliamo possiamo “costringere” lo sguardo di chi osserva su un percorso diverso. Nella scena possono essere presenti delle linee naturali che indirizzano lo sguardo dell’osservatore: un muretto, una staccionata, un motivo su un muro. Una fotografia può essere una piccola storia in tre atti: introduzione, svolgimento e finale. Forniamo questi elementi e cattureremo l’attenzione e l’interesse di chi la guarda. In questo modo possiamo sconvolgere, sorprendere, impressionare, divertire o inquietare. In sintesi, possiamo ottenere il massimo livello di coinvolgimento emotivo.
La scelta di ciò che deve essere escluso dallo scatto è spesso altrettanto importante della scelta di ciò che deve esservi incluso. L’errore che spesso si commette è quello di voler inserire troppi elementi nella foto. Come abbiamo evidenziato in precedenza, il nostro cervello compie un notevole lavoro di sintesi di ciò che vediamo con gli occhi. Questo processo spesso non viene innescato quando si guarda una fotografia: se inseriamo troppi elementi si ottiene solo confusione. Il soggetto della fotografia deve essere chiaro ed evidente. Utilizziamo lo sfocato controllato e le regole di composizione che stiamo sviluppando per dare all’elemento che rappresenta il soggetto della fotografia la giusta importanza.
Sulla composizione – Approfondimenti teorici
Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone istruite.
Gilbert Keith Chesterton
In questa sezione approfondiamo alcuni elementi teorici che in parte sono già stati evidenziati. Come sempre l’intento non è quello di scrivere un trattato di ottica o di matematica ma quello di dotarci degli strumenti necessari a trasferire emozione e passione nelle nostre fotografie.
La sezione aurea è un numero irrazionale (rappresentato quindi esattamente solo da infinite cifre decimali) pari a circa 1,6. Quando il rapporto tra la lunghezza di due elementi di una immagine è pari alla sezione aurea essi vengono percepiti da chi osserva come in perfetto equilibrio. Veniva definita anche Divina Proporzione lasciando pensare a questo rapporto come qualcosa derivante direttamente dalla divinità e portatore quindi di un superiore senso di bellezza e di armonia.
Il rettangolo aureo è un rettangolo nel quale il rapporto tra il lato lungo e quello corto è pari alla sezione aurea.
Il triangolo aureo è un triangolo isoscele in cui il rapporto tra la lunghezza dei due lati uguali e quella dell’altro lato è pari alla sezione aurea.
Le proporzioni del volto umano seguono con impressionante fedeltà questi rapporti matematici. In questa fotografia si può osservare come la posizione degli occhi nell’ovale del volto possa essere ricondotta al rapporto aureo.
Vista la sua diffusione in natura, non ci stupisce quindi che queste regole vengano applicate diffusamente in pittura e scultura. Leonardo Da Vinci era famoso per l’applicazione quasi maniacale della sezione aurea e ne possiamo trovare diffuse prove analizzando la Gioconda.
Si possono individuare i seguenti rettangoli aurei:
- nella disposizione del quadro
- nelle dimensioni del viso
- nell’area che va dal collo fino a sopra le mani
- nell’area che va dalla scollatura fino a sotto le mani
Nella Pietà di Michelangelo si ritrova invece un triangolo aureo nella definizione della posizione della testa del Cristo e della Vergine.
Quando definiamo la composizione della scena che sarà oggetto della nostra fotografia teniamo conto di questi insegnamenti. Essi arrivano direttamente dai grandi pittori e scultori del passato.
Ciò non significa che dobbiamo portare con noi metro e goniometro ma assorbire queste norme di composizione consolidate in secoli di produzione artistica, in modo che la loro applicazione risulti spontanea e naturale.
Sulla composizione – Alcune regole
Nulla bramiamo tanto quanto ciò che non ci è consentito.
Publilio Siro
Alcune semplici indicazioni consentono di evitare piccoli e grandi errori ed ottenere fotografie più belle ed interessanti.
La regola più importante nella composizione di una immagine è la regola dei terzi. Dividere idealmente la scena in tre parti uguali sia in orizzontale che in verticale. Posizionare il soggetto in uno dei quattro punti di intersezione delle linee ideali che suddividono la scena in nove rettangoli.
Si osservi come l’immagine sopra non rispetti né in orizzontale né in verticale la regola dei terzi. Essa risulta piatta e scialba. Il soggetto esattamente al centro la rende monotona e priva di interesse.
E’ opportuno inserire un elemento di primo piano nei paesaggi per dare profondità alla scena. Si crea cosi una “quinta”.
Se un soggetto guarda o si muove in una certa direzione lasciare spazio dal lato dello sguardo o del movimento.
L’immagine sopra soddisfa contemporaneamente la regola dei terzi e quella appena esposta. Si noti come essa risulti decisamente più interessante ed equilibrata. Se avessimo messo l’aereo nel terzo in basso a sinistra si avrebbe l’impressione che esso “vada a sbattere” contro il bordo della fotografia.
La linea dell’orizzonte deve essere perfettamente orizzontale.
Non avere timore di elaborare la foto con uno strumento di fotoritocco. La fotografia deve essere ciò che volevate rappresentare nel momento dello scatto. Se per arrivare all’idea che avevate in mente servono dei ritocchi di post-produzione, ben vengano.
Chiedersi sempre se la scena inquadrata potrebbe essere resa meglio se inquadrata in verticale anziché in orizzontale.
Sperimentare inquadrature volutamente “storte” per tentare approcci non convenzionali ad un soggetto che può altrimenti risultare banale o scontato. In questo caso è consigliabile allineare eventuali linee naturali presenti nella scena ad una diagonale principale del campo inquadrato.
Nel caso di ritratto con soggetto che occupa quasi completamente la scena inquadrata cercate di posizionare gli occhi secondo la regola dei terzi.
Come sempre l’ultima ed importantissima regola è: imparate le regole per poi poterle violare consapevolmente.
In questa foto l’orizzonte è perfettamente al centro ma il parziale rispetto della regola dei terzi e della quinta la rendono gradevole ed equilibrata.